Si può e si deve intervenire con “strategie di mitigazione e adattamento al caldo”.

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1) Documentazione (sito esterno)
Fonte: CNR, CS 65/2017,  21-07-2017
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CNR
CS 65/2017
Roma, 21 luglio 2017

Ondate di calore,
capitali europee sempre più colpite

Negli ultimi 20 anni il fenomeno estivo è raddoppiato a Roma, triplicato ad Atene e aumentato in oltre il 60% delle grandi città monitorate. Lo rivela uno studio dell’Ibimet-Cnr, dell’Università di Firenze, del Consorzio Lamma e dell’Accademia dei Georgofili pubblicato su Atmosphere

Un'ondata di calore è un periodo di tempo particolarmente caldo, con temperature diurne e notturne insolitamente elevate rispetto alle temperature medie tipiche del periodo e dell'area geografica, con una durata di almeno due-tre giorni e un potenziale impatto sull’uomo e sugli ecosistemi in generale. Le ondate di calore urbane stanno aumentando in frequenza, intensità e durata. I dati sono riportati in uno studio pubblicato sulla rivista Atmosphere da quattro strutture di ricerca fiorentine: Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr), Centro di bioclimatologia dell’Università, Consorzio Lamma e Accademia dei Georgofili. La ricerca ha monitorato l’andamento delle ondate di calore nelle 28 capitali dell’Unione Europea, utilizzando i dati del periodo maggio-settembre dal 1980 al 2015, classificate in base alle linee guida del World Health Organization e del World Meteorological Organization.

“La maggior parte delle capitali ha evidenziato trend positivi della frequenza, durata e intensità delle ondate di calore e un generale anticipo della prima ondata stagionale, con differenze di impatto a livello geografico”, spiega Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr, coordinatore della ricerca. “Nel sotto-periodo 1998-2015 sono stati osservati, in confronto al 1980-1997, aumenti di durata e intensità delle ondate in oltre il 60% delle capitali europee, in particolare di area centro e sud-orientale: da una frequenza dei giorni di ondata di calore del 7-8% dei giorni estivi al 12-14%”.

Il gruppo di ricercatori ha calcolato un indicatore sintetico e informativo chiamato Heatwave Hazard Index (Hwhi) che permette di analizzare contemporaneamente tutte le specifiche dell’impatto dell’ondata di calore: il numero di giorni, il numero delle ondate di calore lunghe e intense e la data della prima. “L’Hwhi è raddoppiato a Vienna, Budapest, Ljubiana e Nicosia, triplicato a Zagabria e Atene. A Roma l’indice è raddoppiato nel 1998-2015 rispetto al periodo precedente e in particolare la frequenza dei giorni di ondata è passata dal 5 al 13%”, specifica Morabito. “Abbiamo notato che le differenze di impatto delle ondate di calore nei periodi studiati sono associate a due configurazioni climatiche completamente differenti. Nei primi 18 anni le zone dell’Europa occidentale e settentrionale mostravano i più alti livelli di Hwhi, mentre le aree dell’Europa meridionale e sud-orientale presentavano valori più bassi e maggiore instabilità atmosferica. Nel secondo periodo, invece, si è verificata una situazione diametralmente opposta, con una sensibile persistenza dei sistemi di alta pressione, e quindi di gran caldo, sulle zone dell’Europa meridionale e soprattutto sud-orientale”.

Morabito sottolinea infine la necessità di programmare strategie di mitigazione e adattamento al caldo:

  • Sarebbe utile limitare l’uso dei condizionatori e in generale dell’elettricità,
  • ridurre i livelli di emissione di calore dagli autoveicoli,
  • intensificare le aree verdi in ambiente urbano, riducendo l’impermeabilizzazione dei suoli,
  • ricorrere all’uso dei green-roof (tetti con vegetazione) e dei cool-roof (tetti freddi), questi ultimi realizzati con materiali altamente riflettenti ed emissivi che riducono le temperature.
  • Predisporre centri per il raffrescamento in città, come le fontane, aiuta infine a moderare le fluttuazioni di temperatura e a formare microclimi favorevoli”.

Figura: Variazione percentuale dell’indicatore ‘Heatwave Hazard Index’ (Hwhi) nel periodo 1998-2015 rispetto al periodo 1980-1997 nelle capitali dei 28 Stati membri dell'UE. La legenda indica cinque classi di variazione dell’indicatore Hwhi (%). In rosso è evidenziata l’area geografica con le capitali europee che hanno mostrato incrementi di Hwhi superiori al 100%.

La scheda

Chi: Istituto di biometeorologia del Cnr (Firenze); Centro di bioclimatologia dell’Università di Firenze; Consorzio LaMMA—Laboratory of Environmental Modelling and Monitoring for a Sustainable Development (Firenze); Department of Agrifood Production and Environmental Sciences (University of Florence); Accademia dei Georgofili (Firenze).

Che cosa: Studio sulle ondate di calore in Europa pubblicato su Atmosphere. “Increasing Heatwave Hazards in the Southeastern European Union Capitals” Marco Morabito, Alfonso Crisci, Alessandro Messeri, Gianni Messeri, Giulio Betti, Simone Orlandini, Antonio Raschi http://www.mdpi.com/2073-4433/8/7/115* Published online 30 June 2017. Doi: 10.3390/atmos8070115


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Estratto

Fonte dei dati, informazioni, procedure e documenti sono reperibili presso i siti web/portali, esterni, ai link»

CNR
www.cnr.it

Ibimet-Cnr
http://www.ibimet.cnr.it/

Università di Firenze
http://www.unifi.it/

Consorzio Lamma
http://www.lamma.rete.toscana.it/

Accademia dei Georgofili
http://www.georgofili.it/home.asp?lang=ita

Atmosphere
http://www.mdpi.com/2073-4433/8/7/115
http://www.mdpi.com/journal/atmosphere

World Health Organization
http://www.who.int/en/


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esterni
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Ultimo aggiornamento (Domenica 23 Luglio 2017 15:20)