Prosegue il confronto con il Comitato Tecnico Scientifico.

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UIL SCUOLA RUA

26 Maggio 2020

FAR RIPARTIRE LE SCUOLE: PROSEGUE IL CONFRONTO CON IL CTS

Quattro le domande tante le risposte che il comitato tecnico scientifico nazionale deve fornire per far ripartire le scuole.

Ed è già tardi.

La realizzazione di protocolli pedagogici, che solo le scuole possono elaborare in base ad evidenze tecniche, aspettano la proposta del CTS, la consegna del documento al ministro dell’istruzione e al ministro della salute, il coinvolgimento dei diversi attori sociali tra cui al primo posto si colloca il sindacato, per i lavoratori tutti.

L’incontro solo interlocutorio svolto in data odierna tra sindacati di categoria e comitato tecnico scientifico nazionale ha chiarito la contrarietà degli esperti alla riapertura anche di un solo giorno della scuola per questo anno scolastico.

Le motivazioni di igiene e sicurezza lo sconsigliano in modo netto. Tutte le fughe di notizie anticipate dai media sono infondate, anche quelle in tema di scuola nei parchi, nei musei e nelle biblioteche.

Per la UIL bisogna fare presto e bene. Serve una proposta da cui partire per aprire un confronto con le parti sociali. Se ciò non accade si alimenteranno solo esercizi mediatici che non rasserenano il clima. No a decisioni calate dall’alto che demotivano ed escludono i lavoratori scaricando su di loro responsabilità improprie.

Nessuno deve affrontare da solo le conseguenze della pandemia e al sindacato va riconosciuto il ruolo di mediazione che consente di affrontare con i lavoratori le difficoltà.

La scuola che immaginiamo mantiene la sua funzione fondamentale per lo sviluppo della società, e deve riaprire a settembre alle migliori condizioni per non lasciare indietro nessuno, né il milione o due di studenti esclusi dalla didattica a distanza, e tra questi i più fragili quali portatori di handicap, di bisogni educativi speciali. L’istruzione è il primario fattore di inclusione sociale, le scuole sono il luogo privilegiato dove i processi educativi si realizzano: non sarà la pandemia a determinare un aumento della dispersione scolastica e il rischio di abbandono precoce.

La scuola dovrà essere in presenza; nel rispetto del distanziamento, si dovranno riaprire sedi scolastiche dismesse per distribuire negli spazi urbani la mobilità e le classi scolastiche evitando le macro concentrazioni di studenti in edifici elefantiaci.

Risorse professionali, organici arricchiti per docenti, collaboratori scolastici, assistenti tecnici, insegnanti tecnico pratici che consentano di fare fronte alla necessità di un maggior numero di punti di erogazione dell’offerta, che restituiscano alla scuola, quando ciò indubbiamente è necessario quanto le è stato sottratto negli ultimi 20 anni con l’intento di non ridurre ulteriormente l’offerta formativa.

Nemmeno i modelli pedagogici possono essere sacrificati con il ricorso a soluzioni creative. Volontariato e associazionismo possono dare un contributo alla organizzazione della routine delle famiglie solo una volta che la scuola ha concluso la sua quotidiana opera formativa.

L’autonomia scolastica e la flessibilità organizzativa consentono di superare gli approcci burocratici che non servono alla ripartenza. Ogni scuola, attraverso le linee guida definite centralmente deve poter declinare, in analisi dei fabbisogni e delle risorse interne ed esterne le modalità con cui organizzarsi.

Le difficili decisioni da prendere saranno il risultato del coinvolgimento e di una attenta programmazione delle attività da parte degli organi collegiali e delle sedi di confronto e contrattazione di istituto con le RSU, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, la dirigenza scolastica e i presidi sanitari del territorio. Ognuno per le proprie competenze dovrà contribuire a gestire situazioni potenzialmente differenti le une dalle altre.

Alla contrattazione di istituto spetta di definire l’organizzazione del lavoro che risponde meglio a quelle esigenze e alla loro fluidità.

In termini di sicurezza più generali invece occorre fare il tagliando al decreto legislativo sulla sicurezza di cui più forte denunciamo la confusa distribuzione di responsabilità.

Quello odierno ha costituito il primo di una serie di incontri in cui, sulla base di una proposta concreta potranno essere presentati contributi più dettagliati.

Alla fine resta una provocazione non affatto gratuita.

Nel momento in cui la didattica riprenderà in presenza, come deve accadere, dovremmo scommettere sulle opportunità che il prossimo anno scolastico può rappresentare per sperimentare nuovi modelli pedagogici e nuove modalità organizzative che le sfide sociali pongono nel prossimo scorcio di millennio alla scuola.
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