Le ragioni del personale docente ed educativo, dei collaboratori scolastici, degli assistenti amministrativi, degli assistenti tecnici, dei dirigenti scolastici per una scuola che sostenga lo sviluppo dell’Italia.

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1) Documentazione (sito esterno)
UIL Scuola, Comunicato – Documenti, 11-05-2013
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L’UNIONE FA LA SCUOLA
SCIOPERO
20 maggio 2016-05-12

FLC Cgil CISL Scuola UIL Scuola SNALS Confsal hanno proclamato lo sciopero nazionale generale della scuola per venerdì 20 maggio.

Per il contratto non rinnovato da sette anni. La Corte costituzionale e una successiva pronuncia del Tribunale di Roma hanno sentenziato l’illegittimità di ulteriori rinvii. Inoltre, il 5 aprile è stato sottoscritto l’accordo quadro che definisce le nuove aree contrattuali della Pubblica Amministrazione; il Governo non ha ormai più alcun alibi per giustificare il mancato avvio della contrattazione.

Per il personale amministrativo tecnico e ausiliario (ATA), ignorato dalla 107 ma oggetto di attenzioni inaccettabili dalle varie leggi di Stabilità che tagliano l’organico, riducono la possibilità di sostituire il personale assente, riversano sulle segreterie scolastiche profluvi di adempimenti che nulla hanno a che fare con la funzione istituzionale della scuola. Assunzioni, concorsi per i DSGA, incremento dell’organico, semplificazione amministrativa sono i punti rivendicativi fondamentali.

Per la scomparsa completa e definitiva del lavoro precario attraverso il riconoscimento pieno di chi ha maturato diritti all’impiego per aver prestato servizio per almeno 36 mesi (limite imposto dalla Corte di Giustizia europea) da supplente e per aver acquisito titoli validi alla stabilizzazione.

Per una valorizzazione della professione docente, centrata – diversamente da quanto prevede la legge 107 - sulla valutazione del lavoro collegiale e sull’impegno individuale, alleggerito dagli attuali eccessi burocratici - attraverso l’introduzione di meccanismi oggettivi di progressione della carriera da definirsi in ambito contrattuale. Il salario va ricondotto all’accordo fra le parti e sottratto all’arbitrio di un organo monocratico.

Per la libertà d’insegnamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, incompatibili con la “chiamata diretta” dei docenti da parte del dirigente scolastico. Solo dei meccanismi oggettivi, non discrezionali, di assegnazione dei docenti alle scuole garantiscono la libertà d’insegnamento, l’uguale accesso al diritto all’apprendimento e scongiurano il rischio insito nella legge 107 di una più grave divaricazione tra scuole e tra zone avvantaggiate e svantaggiate.

Per i dirigenti scolastici non è più accettabile la sperequazione con la dirigenza pubblica, né il sovraccarico di incombenze e responsabilità cui fa riscontro un calo delle retribuzioni percepite. Si profila inoltre una modalità di valutazione ingiusta e offensiva.

Per investimenti nell’istruzione che colmi il gap con la media degli investimenti dei paesi Ocse (5,9%) incrementandoli di un punto di PIL.

PERSONALE DOCENTE

Impegno collegiale contro individualismo

Occorre riaffermare l’idea di una professionalità docente che si esprime nella sua dimensione individuale, con piena garanzia della libertà di insegnamento, e in quella collegiale, che costituisce una dimensione insostituibile per una scuola che agisca nel segno della partecipazione e della condivisione. Occorre pertanto evitare che la gestione del personale docente avvenga in termini di incondizionata discrezionalità, legandola alla trasparenza e all’oggettività delle procedure, a partire da quelle che riguardano l’assegnazione della sede di servizio.

Specificità della professionalità docente

Vogliamo riaffermare l’unicità della funzione docente, nell’accezione di una sola figura accreditata scientificamente e socialmente dall’infanzia – gravemente discriminata nella legge 107 - alla secondaria superiore, senza gerarchie interne che non siano quelle “di compito” che la scuola dell’autonomia, nella cornice deI Contratti e delle leggi, si dà.

Trattamento economico e carriera

Fermo restando che va mantenuta, per i docenti e per tutte le figure del comparto, l’attuale progressione per anzianità, i meccanismi di valorizzazione della professionalità non possono fondarsi sulla competizione e l’individualismo, ma assumere come riferimento essenziale la dimensione di collegialità dell’impegno. Si ribadisce che in ogni caso tale materia, con le risorse aggiuntive necessarie, va ricondotta interamente all’interno della contrattazione a tutTi i livelli.

Trasparenza sul lavoro sommerso

Dimostrare con un lavoro scientifico di scavo oggettivamente la sostanziale parità di impegno orario di tutta la Docenza, dall’infanzia alle superiori, anche nei confronti europei, consentirà di sostenere che, a parità di condizioni e di titoli di accesso, oggi, in tutti gradi dell’insegnamento, l’impegno prestato è socialmente e produttivamente equivalente e che le ore lavorate dai docenti italiani sono in linea con la media dei colleghi europei.

Sostenere il lavoro docente con un rafforzato patto sociale

La crescente complessità del lavoro docente, soprattutto con riferimento alle problematiche indotte dalle dinamiche del contesto sociale, rende indispensabile un più adeguato riconoscimento per una professione che deve trovare forte sostegno in un rinnovato patto educativo tra società, famiglia e scuola.

PERSONALE ATA

Dati assunzioni personale Ata

Il contingente delle assunzioni Ata è previsto ogni anno per legge per coprire il turn over senza costi aggiuntivi, poiché si tratta di sostituire il personale andato in pensione.

Per l’anno scolastico 2015/2016 le assunzioni basate sul turn over del personale Ata sono state bloccate, a causa del passaggio del personale soprannumerario delle province, previsto dalla legge di Stabilità 2015.

I Sindacati chiedono le immissioni nel contingente 2015/2016 di circa 11.000 unità, così ripartito:

  • 6.243 posti già autorizzati per il 2015/2016 (tolti i passaggi del personale delle province);
  • 4.954 unità per l’anno scolastico 2016/2017 (dati MIUR sui pensionamenti per il 2015/2016);
  • 985 posti disponibili in organico di diritto per i DSGA (segretari di scuola), tramite indizione di concorso ordinario, che non viene effettuato dal 2000, e riservato.

Chiedono, inoltre, un piano per l’assunzione di i tutti i profili del personale Ata, che abbiano maturato il diritto secondo la sentenza della Corte di Giustizia Europea, a beneficio di chi ha lavorato da supplente complessivamente per 36 mesi, riconducendo ad organico di diritto l’attuale contingente dell’organico di fatto (9.079 posti reali e coperti da supplenze).

Dati organico Ata

La consistenza degli organici di diritto per l’anno scolastico 2015/2016 è stata di 203.563 posti, così ripartiti:

Profilo

Totale

Assistente Amministrativo

46.822

Assistente Tecnico

16.153

Collaboratore Scolastico

131.143

Dsga

8.123

Altri profili

1.322

Totale ATA

203.563

Tale consistenza organica è il risultato dei 2.020 tagli effettuati da settembre 2015 sui profili di Assistente Amministrativo (-1.165 posti) e Collaboratore Scolastico (-855 posti), previsti dalla legge di Stabilità 2015 e approvati in via definitiva dalla VII Commissione della Camera a marzo 2016, nonostante il parere contrario della Conferenza Unificata e del Consiglio di Stato.

Nell’anno scolastico 2015/2016 le scuole sono in numero di 8.509 (dirette da un Dirigente Scolastico), mentre le sedi scolastiche (edifici con sezioni e plessi scolastici) sono 41.286

Organico funzionale per il personale ATA

Da questi numeri si comprende come la dotazione organica del personale Ata sia insufficiente a garantire l’ordinario funzionamento della scuola (ricordiamo che dal 2008 sono stati tagliati circa 47.000 unità di personale ATA a cui si aggiungono i 2020 tagli operati dal governo attuale).

Per questo, i sindacati chiedono da tempo l’istituzione di un organico funzionale da stabilire sulla base di nuovi parametri che corrispondano alle esigenze della inedita complessità delle istituzioni scolastiche, tra i quali:

  • apertura pomeridiana delle scuole e nei periodi di sospensione delle attività didattiche;
  • potenziamento dell’offerta formativa e sviluppo della didattica laboratoriale;
  • aumento del carico di lavoro dei servizi amministrativi a causa dell’incremento delle attività che ora sono state potenziate;
  • introduzione del piano nazionale di scuola digitale;
  • gestione dei laboratori per i quali è necessario prevedere l’introduzione di qualificati assistenti tecnici anche nelle scuole del primo ciclo.
  • Ripristinare la facoltà di nominare i supplenti del personale ATA

La situazione è inoltre aggravata dalla introduzione, sempre con la legge di Stabilità 2015, di drastiche restrizioni nella sostituzione del personale assente, rendendo talora ingestibile il servizio di assistenza agli alunni con disabilità, e il lavoro delle segreterie, dei servizi di pulizia, della didattica nei laboratori.

Si tratta di misure che hanno peggiorato la qualità del servizio scolastico e vanno ritirate.

PRECARIATO

Anzitutto una doverosa chiarezza sui numeri: il piano nazionale di assunzioni previsto dalla legge 107/2015 ha permesso la stabilizzazione di circa 86 mila docenti delle graduatorie ad esaurimento e dei concorsi ordinari.

Non ci sono state né le 150.000 assunzioni previste in origine dal rapporto “Buona Scuola”, né le 100.000 del testo definitivo. Dunque non è stato affatto risolto il problema del precariato, tanto che permangono all'interno delle graduatorie a esaurimento (GAE) ancora circa 45 mila aspiranti.

Nemmeno la “supplentite” è stata debellata, se è vero che abbiamo quest’anno più supplenti per l’intero anno scolastico di quanti ve ne fossero nell’anno precedente (quasi 150.000, contro i 118.000 dello scorso anno).

Un numero consistente di docenti in possesso dell'abilitazione e molto spesso anche del servizio previsto dalla normativa europea per la stabilizzazione (36 mesi) è incluso nelle graduatorie d'istituto di seconda fascia. Sono i docenti attualmente impegnati nel concorso a cattedre e il cui numero supera di molto quello dei posti messi a concorso: parliamo infatti di circa 90 mila persone.

Non è pensabile che per questi docenti, da anni in servizio, senza i quali la scuola non avrebbe potuto funzionare, non sia previsto un percorso che assicuri loro una prospettiva di stabilizzazione, quale che sia l’esito del concorso.

Anche tra i docenti presenti nella terza fascia d'istituto ve ne sono molti che, pur senza abilitazione, hanno lavorato per oltre 36 mesi su posti liberi e vacanti, con ciò che ne consegue in base alla sentenza della Corte Europea.

Per loro chiediamo un percorso di abilitazione e prospettive di un lavoro stabile.

Occorre un vero e proprio piano di reclutamento che tenga debitamente conto delle attese e dei diritti di docenti che da anni lavorano nella scuola, assicurando il funzionamento del servizio e accrescendo il proprio livello di professionalità. Diversamente, è inevitabile il rischio del proliferare di conflitti e contenzioso.

Fondamentale aggredire alla radice il fenomeno del precariato con una politica degli organici adeguata al reale fabbisogno delle scuole e con una stabilizzazione dei posti di lavoro necessari.

DIRIGENTI SCOLASTICI

I dirigenti scolastici erano 9.200 nel 2010. Quest’anno sono 7.500. Eppure, sono cresciute le dimensioni e la complessità delle scuole, soprattutto in fatto di gestione e di organizzazione didattica. Inoltre, sono aumentati i rischi professionali e lo stress lavorativo mentre è diminuita la retribuzione.

La retribuzione media annuale del comparto della dirigenza scolastica è scesa di 3.500 euro nel 2013 (ultimo dato disponibile) rispetto al 2009. Deve essere ripristinata attraverso la restituzione di tutti i fondi contrattuali sottratti negli ultimi anni. In realtà, per recuperare il potere d’acquisto degli stipendi dei dirigenti scolastici, dopo 7 anni di mancato rinnovo del Contratto occorrerebbe un aumento retributivo medio mensile di 440 euro.

Inoltre, è cresciuta la differenza di retribuzione rispetto a quella degli altri dirigenti pubblici, più alta di almeno 30.000 euro lordi all’anno. A ciò si aggiunga che in tutte le regioni non sono stati ancora rinnovati i contratti integrativi regionali dal 2012/13 in poi. I dirigenti scolastici devono ancora ricevere 70 milioni di retribuzioni arretrate dal 2012/13 al 2015/16.

Dal 2010 in poi i dirigenti scolastici hanno sopperito ai problemi di carenza di organico sopportando migliaia di reggenze (in maggior parte ancora non pagate). Quest’anno le reggenze sono oltre 1.200 e il prossimo anno potrebbero diventare quasi 2.000.

È indispensabile bandire e svolgere al più presto il concorso per dirigenti scolastici.

I processi di scelta dei docenti della scuola, l’assegnazione di salario accessorio per la valorizzazione dei docenti, il coinvolgimento dei docenti nella gestione organizzativa e didattica debbono tornare ad essere certi, trasparenti e condivisi all’interno della comunità scolastica. L’affidamento di attribuzioni al dirigente fuori da un contesto di corresponsabilità e condivisione è sbagliato e controproducente così come la conseguente ricaduta sulla sua valutazione e sulla sua retribuzione. Per questa ragione, si deve ripristinare la funzione equilibratrice del contratto sulla gestione degli incarichi dirigenziali, sulla formazione e sulle modalità di valutazione.

[Disponibile il documento con le tabelle, scaricabile*]


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Ultimo aggiornamento (Giovedì 12 Maggio 2016 10:15)

 

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