Venerdì 9 settembre alle ore 15, in Piazza Mazzini a Pisa (davanti alla Prefettura), presidio di protesta contro la manovra economica del governo.

 


La grave crisi finanziaria in cui versa il paese richiede politiche in grado di garantire tenuta e stabilità dei conti pubblici e un piano di rientro dal debito.

 

Le scelte di politica economica devono avere caratteri di rigore ed equità e devono delinearsi in un clima politico e sociale di coesione.

E’ elemento di preoccupazione, rispetto alla tenuta del rapporto tra rappresentanza politica e paese, il deficit di consenso che si registra tra politica, in particolare di governo, e i cittadini.

Una politica di bilancio, rigorosa ed equa, deve svilupparsi da un lato nella direzione della riduzione dei costi dello Stato, degli enti locali, del funzionamento della politica, incidendo su sprechi , privilegi, disfunzioni, sovrapposizioni burocratiche, consulenze, consigli di amministrazione. Dall’altro su politiche in grado di favorire crescita, sviluppo, occupazione e un piano di infrastrutture per il Sud.

La Uil ritiene urgenti misure di riduzione del carico fiscale sul lavoro dipendente, che con la manovra del Governo vede eroso il proprio potere d’acquisto, riduzione della spesa improduttiva per spostare risorse a favore di innovazione, lavoro, istruzione.

Per la scuola, nelle misure previste dalla manovra, nel testo approvato dal Senato, rimangono da correggere:

-         il differimento del pagamento del TFR

-         40 + 1 + 8 : sono i numeri della questione ‘finestra’ per la scuola
E’ una misura che appare particolarmente ingiusta perché alla normativa attuale, che prevede per il personale della scuola una sola possibilità all’anno per andare in pensione ( a settembre, prima dell’inizio dell’anno scolastico, per evitare di incidere sulla didattica) si aggiunge l’anno in più previsto dalla manovra, e a questo i mesi aggiuntivi fino a settembre.
Il paradosso contenuto nel decreto è che in un comma sancisce l’obbligo per chi ha maturato i 40 anni di anzianità ad andare in pensione. Nel comma successivo dispone il differimento di un anno che nella scuola può diventare di 20 mesi. La pensione scatta quindi quando l’amministrazione obbliga con 40 anni di contributi o a 41 e oltre in base alla nuova finestra?

Due interventi che vanno ad aggiungersi ad un quadro complessivo di criticità degli organici, di retribuzioni non allineate ai livelli europei, di una mancanza di sostegno alla contrattazione di secondo livello che, proprio perché attinente ai temi dell’organizzazione del lavoro e della retribuzione dovrebbe, per sua stessa natura, essere garantita e supportata da riduzione fiscale, del blocco dei contratti.

La Uil Scuola rilancia la necessità di un piano di modernizzazione della scuola, che passi attraverso la valorizzazione del lavoro, la stabilità del personale (di cui il piano di immissioni in ruolo è un primo momento positivo) e il supporto ai tanti lavoratori che, in un contesto di tagli agli organici e di riduzione delle risorse, riescono comunque a garantire una istruzione pubblica di qualità.

Il decreto del governo non ha a sufficienza tali caratteristiche.

Per tali ragioni la Uil Scuola attiverà ulteriori iniziative di mobilitazione finalizzate a tali obiettivi.

Tale mobilitazione deve vedere un’azione compiuta del mondo del lavoro e dei pensionati, senza divisioni tra settore pubblico e privato, e deve essere caratterizzata da un campagna capillare di informazione per  far conoscere le ragioni della protesta, per spiegare le proposte, per dare solide basi di consenso all’azione sindacale per creare le condizioni di risultati positivi e concreti.

 

Comunicato inviato da >

UIL Scuola Pisa

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 08 Settembre 2011 19:24)

 

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