“Turi: il tema del personale precario della scuola merita un provvedimento specifico e urgente. Nella proposta Uil Scuola il punto sul reclutamento, sugli organici (triennali) e sulla formazione”

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Federazione
UIL SCUOLA RUA

Comunicati stampa
22 Gennaio 2022

Una cifra mostro di 300 mila precari: l’annuncio di Bianchi in Audizione alla Camera

Turi: il tema del personale precario della scuola merita un provvedimento specifico e urgente. Nella proposta Uil Scuola il punto sul reclutamento, sugli organici (triennali) e sulla formazione

Una cifra mostro di 300.000 precari: l’annuncio è stato dato dal ministro Bianchi in audizione alla Camera.

Serve urgentemente un provvedimento specifico per risolvere il problema del personale precario della scuola – osserva Pino Turi, presentando le proposte Uil Scuola per superare quello che non esita a definire sfruttamento lavorativo.

Nella proposta Uil Scuola sono tre gli aspetti presi in considerazione: l’impatto del Pnrr sul personale, le dimensioni della realtà del personale precario nella scuola, la mistica dei concorsi.

Su 112mila posti vacanti su cui erano possibili le immissioni in ruolo dei docenti, ne restano più del 50% scoperti. Considerando anche i posti di sostegno e l’organico di fatto, ad oggi si registrano più di 170mila supplenze.

In due anni sono stati banditi ben 8 concorsi nei vari ordini di scuola tra straordinari, ordinari, abilitanti, con procedure smart, e qualcun altro è pensato per il futuro. Appena 2 concorsi sono stati portati a termine

Serve immettere in ruolo i precari con 36 mesi di servizio e cambiare il reclutamento, oltre che risolvere l’annosa questione dei Dsga facenti funzione.

Le risorse del PNRR possono portare a riforme strutturali che non possono non coinvolgere gli organici – ribadisce Turi – e la loro composizione deve superare l’anno.

Si tratta di un percorso che potrà funzionare solo a condizione che ci sia una modifica sostanziale dell’organico che dovrebbe essere ad invarianza almeno triennale. In questo modo si elimina anche la differenza tra organico di fatto e organico di diritto con risparmi consistenti delle procedure ammnistrative che fanno e rifanno l’organico addirittura due volte in un anno scolastico.

Contratti a tempo triennali che possono favorire la soluzione del precariato innestando in un periodo congruo di tre anni il reclutamento che non si limiti alla selezione, ma affianchi la formazione finalizzata alla stabilizzazione

Le risorse del PNRR dovrebbero servire per questi interventi strutturali, insieme alla riduzione di alunni per classe.

Compito del governo e della politica è quello di dare un docente stabile ai nostri alunni e non (solo) un posto di lavoro alle persone che legittimamente lo rivendicano.

PRECARIATO: IL PUNTO NELLA SCHEDA UIL SCUOLA*
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Da/ Fonte/ Titolare»
UIL SCUOLA
Comunicato - Dcm
22 gennaio 2022


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Estratto

Federazione
UIL SCUOLA RUA

Scheda
22 Gennaio 2022

IL PUNTO SUL PRECARIATO
Patto per la Scuola e PNRR
I numeri impietosi del precariato (2021/22)
La mistica dei concorsi: concorsi sì, concorsi no
LE PROPOSTE DELLA UIL SCUOLA

La risoluzione del precariato, motivo di rivendicazione dello sciopero del 10 dicembre scorso, è un obiettivo da conseguire sul quale nessun confronto è stato aperto.

Il Patto per la Scuola e il PNRR

Il Patto per la Scuola e il PNRR prevedono la riforma del reclutamento che va inserita in un sistema che risolva, anche gradatamente, la piaga del precariato che crea problemi alle persone e alla stabilità del sistema scolastico.

L’obiettivo dichiarato è: “un’efficace programmazione e gestione dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche autonome attraverso nuove procedure di reclutamento finalizzate ad assicurare la presenza di ogni figura professionale prevista dall’organico il primo settembre di ogni anno. […] Tale impegno si deve realizzare entro l’avvio del prossimo anno scolastico, anche attraverso una procedura urgente e transitoria di reclutamento a tempo indeterminato”.

I numeri impietosi del precariato per l’a.s. 2021/22

Su 112mila posti vacanti su cui erano possibili le immissioni in ruolo dei docenti, ne restano più del 50% scoperti.

Considerando anche i posti di sostegno e l’organico di fatto, ad oggi si registrano più di 170mila supplenze.

La mistica dei concorsi: concorsi sì, concorsi no

In due anni sono stati banditi ben 8 concorsi nei vari ordini di scuola tra straordinari, ordinari, abilitanti, con procedure smart, e qualcun altro è pensato per il futuro.

Appena 2 concorsi sono stati portati a termine:

  • quello straordinario per la scuola di I e II grado di cui ancora circa 10mila posti sui 32mila originariamente banditi risultano non assegnati;
  • il concorso “smart” per le classi di concorso tecnico‐scientifiche (STEM) bandito per 6.129 posti e che ha visto solo 3.330 docenti vincitori e che lascia 3.477 posti non coperti rispetto al bando, mentre si contano complessivamente quasi 8mila posti liberi per tali discipline.

Si tratta di posti non coperti che andranno assegnati ad un supplente e si incrementa così il precariato. Siamo in presenza di un sistema che crea precariato piuttosto che risolverlo.

Il concorso ordinario per la primaria e l’infanzia bandito a luglio del 2020 è appena partito, mentre quello del l e II grado è ancora al palo.

L’aver accantonato i posti disponibili e vacanti per questi concorsi mai avviati, rispettivamente 12.863 e 33.000, sta rendendo vane, sia le possibili immissioni in ruolo che su tali posti potrebbero essere disposte sia la mobilità per i docenti di ruolo. Un sistema che crea precariato che va eliminato in radice. Non si possono seguire per omologazione, le regole dei concorsi della P.A.

Mentre risultano 126.000 istanze di partecipazione presentate per un concorso abilitante che è totalmente sparito dai radar del ministero.

Della cosiddetta “Fase straordinaria di assunzioni da GPS”, poi, le assunzioni sono state circa 12mila e per il 95% sul sostegno, mentre il concorso straordinario quello previsto dal decreto sostegni bis, che poteva dare una prima risposta ai precari con almeno 36 mesi di servizio, e che si doveva avviare per legge entro il 31 dicembre 2021, non ha ad oggi neanche una bozza di decreto.

Insomma, un disastro completo che dimostra che la strada dei concorsi per così dire ordinari, per il settore scuola non è adatto, crea precariato e discontinuità.

La proposta

Tavolo sul reclutamento

È innanzitutto urgente formalizzare il tavolo sul reclutamento peraltro previsto e mai attivato dal “patto per la scuola” in cui concordare le strategie di intervento che dovrebbero trovare nelle forze politiche una buona base di condivisione. Il reclutamento non può essere la base del terreno di scontro politico come è stato dall’inizio della legislatura.

Che il reclutamento a regime debba cambiare è ormai evidente, e che vada implementato con la formazione, è altrettanto evidente e condivisibile (con il PNRR ci sono risorse per la formazione mai viste prima).

Il reclutamento a regime

Percorso concorsuale:

a) test di ingresso a risposta chiusa;

b) l’ultimo dei due anni valido come anno di ulteriore formazione e prova che completa la stabilizzazione. In tale percorso la Scuola partecipa alla formazione, attraverso suoi tutor che accompagnino la procedura.

Organico ad invarianza almeno triennale e contratti a tempo determinato pluriennali

Si tratta di un percorso che potrà funzionare solo a condizione che ci sia una modifica sostanziale dell’organico che dovrebbe essere ad invarianza almeno triennale. In questo modo si elimina anche la differenza tra organico di fatto e organico di diritto con risparmi consistenti delle procedure ammnistrative che fanno e rifanno l’organico addirittura due volte in un anno scolastico.

Analogamente dovrebbe cambiare anche il reclutamento per quanto riguarda i contratti a tempo determinato che dovrebbero anch’essi essere triennali.

Le risorse del PNRR dovrebbero servire per questi interventi strutturali, insieme alla riduzione di alunni per classe.

Da questa premessa è evidente che il reclutamento deve includere sia i contratti a tempo determinato che quelli a tempo indeterminato.

Compito del governo e della politica è quello di dare un docente stabile ai nostri alunni e non (solo) un posto di lavoro alle persone che legittimamente lo rivendicano.

Il sistema, per funzionare, quindi, deve prevedere la modifica dell’organico con la triennalità e fare confluire in maniera unitaria il reclutamento che si articola in una fase a tempo determinato (supplenza) per arrivare alla stabilizzazione. Non è possibile, infatti, con il sistema dei concorsi inseguire il tempo che per la scuola non ammette deroghe. È chiaro che per coprire un posto in un altro ufficio pubblico si può bandire un concorso e solo alla fine il posto viene coperto. Nella scuola non è possibile. La classe deve essere coperta dal 1°settembre, da subito.

Future Graduatorie provinciali per le supplenze

Sulla base di queste considerazioni le future GPS dovranno essere costituite da coloro che avranno seguito la procedura concorsuale che li ammetta alla supplenza con un contratto triennale e nell’ambito del triennio il docente si forma, compie l’anno di formazione e prova e resta stabilizzato se supera la procedura positivamente.

Il vero problema: la fase urgente e transitoria

Nella fase urgente e transitoria, che è quella che ora interessa maggiormente, bisogna ammettere direttamente a questo percorso di reclutamento tutti coloro che hanno almeno i 3 anni di servizio, attingendo:

a) prioritariamente alle GPS di prima fascia (abilitati sulla disciplina e specializzati sul sostegno);

b) agli aspiranti inclusi in seconda fascia.

Il tutto in una cornice di stabilità degli organici pluriennali con analoghi contratti a tempo determinato di uguale durata, mentre tutti gli altri lo farebbero con il meccanismo del nuovo percorso concorsuale.

Avendo così unificato il sistema di reclutamento, si potranno coprire tutti i posti disponibili e vacanti anno per anno.

Percorsi di abilitazione riservati ai docenti già in ruolo

Parallelamente bisogna attivare dei percorsi di abilitazione riservati ai docenti già di ruolo che hanno il titolo di accesso all’insegnamento per altra classe di concorso o per altro ruolo rispetto a quello di attuale titolarità.

L’altro problema: chi fa la formazione

L’idea di assegnarla con un neo‐ente di formazione statale di natura burocratica è un pericolo, a nostro modo di vedere, che assegnerebbe la scuola all’Esecutivo, mentre la scuola costituzionale dovrebbe essere della Repubblica che deve dare conto al Parlamento.

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22 gennaio 2022



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Ultimo aggiornamento (Domenica 23 Gennaio 2022 13:37)

 

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