La mostra è visitabile fino al 4 ottobre 2015.

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1) Documentazione (sito esterno)
EE.VV., 27 giugno - 4 ottobre, Evento
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“Solitudo” Violata
La Certosa di Calci nella Grande Guerra

A cura di Antonella Gioli e Severina Russo
Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci
La mostra è visitabile fino al 4 ottobre 2015
Orario
Feriale: 8:30 – 18:30
Festivi : 8:30 -12:30
Chiuso il lunedì
Ingresso libero

1866 - 1914

Immersa nella Val Graziosa, la Certosa di Calci, fondata nel 1366, ampliata e decorata soprattutto nel '600 e '700, dal 1866 ha una vita diversa da quella originaria della clausura e della rigida regola di San Bruno.

Proprietà del Demanio dello Stato e affidata alla Soprintendenza di Pisa, mantiene come custodi una piccola comunità di certosini, vi accedono anche le donne, ospita le educande della Scuola S. Anna in villeggiatura, è visitata da turisti e scolaresche con biglietto d'ingresso.

Una vita diversa ma sempre ritirata, mentre il mondo, fuori, è sull'orlo del baratro.

Gennaio - maggio 1915

L'Europa è già in guerra, l'Italia è divisa tra interventisti e neutralisti.

Il 25 gennaio 1915 due nuove batterie del 32° Reggimento di Artiglieria da campagna si trasferiscono per addestramento da Livorno nella Certosa di Calci, offerta dal Soprintendente ai Monumenti di Pisa Peleo Bacci, fervente patriota.

Ufficiali, soldati, carri, cannoni, armi, cavalli, scorte di fieno, cibo e acqua: la "vita inconsueta" della Certosa, fotografata e descritta dal giovane ufficiale di cavalleria Jack Bosio e da sua madre MabeI, dura fino al 21 maggio, quando le batterie lasciano la Certosa, segnata dai loro danni e adattamenti, destinate di lì a pochi giorni al fronte.

Ottobre 1915 - dicembre 1916

È una guerra di massa e industriale, con migliaia di feriti, malati, mutilati, impazziti. I treni attrezzati portano ovunque i corpi e le menti di una guerra altrimenti lontana.

A Pisa, il Soprintendente Bacci concede ai RR. Spedali di S. Chiara la parte non monumentale della Certosa per fame un ospedale per 600 soldati.

Corridoi, sale, celle, magazzini, gallerie dipinte e decorate vengono adattati a infermerie, sale operatorie, stanze di medicazione, sezioni d'isolamento; il loggione aperto viene tamponato e trasformato in corsia; arrivano arredi e strumenti, medici e suore.

Apre l’Ospedale di riserva nella Certosa di Calci, chiude il monumento.

Sospese le visite, possono accedervi solo i membri dei Comitati di assistenza, come le tre sorelle Bossalino fotografate tra i "nostri" soldati nella corte d'onore, nella loggia, nel chiostro, tra allegria, malinconia, perfino ironia. Ne manca uno: Annunzio Tortelli, di Camporgiano, primo soldato morto nella Certosa-ospedale.

Gennaio 1917 - dicembre 1919

L'enorme massa di prigionieri di guerra è per tutti i Paesi una emergenza sociale, economica e psicologica.

L'Ospedale di Calci viene destinato ai militari austroungarici più gravi e ai grandi invalidi papabili per lo scambio.

La Certosa diventa così anche Reparto Prigionieri di guerra: garitte, inferriate, murature per uomini di nazioni, lingue, religioni diverse che vi lavorano come manovali o lavandai, vi scrivono poesie come il Maggiore Josef Kolbe, vi muoiono come i 185 sepolti nel Cimitero di Calci.

Finita la guerra, l'Ospedale diviene centro per il rimpatrio: più di 1000 prigionieri, anche infettivi, vengono stipati ovunque.

Nella popolazione di Calci il terrore dei contagi, l'allarme per il trasporto dei soldati con la tramvia, il rischio che la Certosa diventi un tubercolosario o un lazzaretto sfociano in proteste.

Nel dicembre 1919 l'Ospedale viene smantellato.

Dal gennaio 1920

La Certosa esce dal pesante riuso fortemente provata nelle strutture edilizie, nelle pitture e decorazioni, nella sua stessa identità di monumento.

La perizia del gennaio 1921 elenca 679 interventi di ripristino e sistemazione per più di L. 43.000, che i RR. Spedali risarciscono solo in parte e dopo anni.

Intanto, però, i segni della guerra vengono rimossi, sistemazioni urgenti eseguite, le visite riprese, il biglietto d'ingresso aumentato. Seguita dall'attenzione della stampa, curata nella manutenzione e nei restauri, riaperta al pubblico,

La Certosa ritrova la sua vita.

[Estratto dalla presentazione dell'iniziativa.]


Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci
feriali: 8.30 - 18.30, festivi: 8.30 - 12.30
chiuso il lunedi
via Roma 79, Calci (Pisa)
teI. 050 938430
email. Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
www.sbapsae-pi.beniculturali.it
[f] Certosa Monumentale di Calci

 


 

Per info: Martina Lerda tel. 050/2216017
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
http://eventi.centenario1914-1918.it/it/evento/solitudo-violata-la-certosa-di-calci-nella-grande-guerra
www.lavitadelleopere.com


 

Con il contributo di
Fondazione Pisa
la collaborazione di
Museo di storia naturale
Il patrocinio di
Regione Toscana
Comune di Calci


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citati

2) Documentazione bibliografica (sito esterno)
La Certosa di Calci nella Grande Guerra
Riuso e tutela tra Pisa e l'Italia, Edifir Edizioni Firenze »

La Certosa di Calci nella Grande Guerra
Riuso e tutela tra Pisa e l'Italia

Curatore: Antonella Gioli
Edifir Edizioni Firenze
ISBN: 978-88-7970-739-6
Prezzo: € 20.00
2015 * 240 pp. * brossura * 24×17 *  ill.
Pubblicato in Le Voci del Museo, Museologia / Museografia
Saggi di: Antonella Gioli, Loredana Brancaccio, Martina Lerda, Anna Salvadorini, Daniele Galleni, Maria Beatrice Failla, Chiara Piva, Roberto Barbuti, Silvia Battaglini, Walter Landini, Severina Russo.

Il libro raccoglie l’ampio e documentato lavoro di ricerca che ricostruisce fasi, modalità e problematiche dell'utilizzo della Certosa di Calci, nel periodo della Grande Guerra come caserma (1915), Ospedale di riserva (1916) e Ospedale per i prigionieri di guerra dell'esercito austro-ungarico (1917-1919), e le sue conseguenze sulla conservazione e musealizzazione del complesso.

Edifir Edizioni Firenze s.r.l. Via Fiume, 8 – 50123 Firenze Tel. 055289639 – Fax 055289478 www.edifir.it – edizioni-firenze@edifr


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3) Documentazione (sito esterno)
EE.VV., Progetto -Documenti
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LA VITA DELLE OPERE
dalle fonti al digitale

[Dalla presentazione del progetto.]

“Il Progetto La vita delle opere: dalle fonti al digitale. Progetto pilota per la ricerca e la comunicazione nei musei della storia conservativa delle opere d’arte è stato elaborato da Antonella Gioli (Università di Pisa), responsabile e coordinatore scientifico, Maria Beatrice Failla (Università degli Studi di Torino), Chiara Piva (Università Ca’ Foscari di Venezia), ricercatrici e docenti nell’ambito del settore disciplinare L-ART/04 (Museologia, Storia della critica e del restauro) ed è stato finanziato dal MIUR nell’ambito dei Progetti di Ricerca di Rilevante interesse Nazionale (PRIN) per gli anni 2014-2017.” [*]

[…Omissis…]


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www.lavitadelleopere.com [*]


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citati

ReporterScuola
Web: www.reporterscuola.it - E-Mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

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Ultimo aggiornamento (Lunedì 07 Settembre 2015 10:33)

 

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