La Uil Scuola Rua nel comitato.

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UIL SCUOLA RUA
09 Dicembre 2022

Don Milani
la Uil Scuola Rua presente nel comitato per il centenario

Si è insediato a Firenze il Comitato Nazionale in vista del centenario della nascita di don Lorenzo Milani che avverrà nel 2023. Nel progetto, sono state coinvolte 40 personalità appartenenti al mondo della chiesa, della scuola, delle istituzioni e del sociale.

Per la parte scuola, è presente nel comitato la Segretaria nazionale della Uil Scuola Rua Francesca Ricci.

L’obiettivo del Comitato è quello di promuovere l’approfondimento e la riflessione sull’attualità dell’azione e del pensiero di don Milani, con l’ambizione di sollecitare, ispirati dalla figura del Priore, un impegno diffuso e una larga partecipazione alla realizzazione di un futuro più giusto per tutti.

Un’occasione, dunque, per incoraggiare il maggior numero di soggetti individuali e collettivi, anche di ambiti diversi tra loro, a riscoprire e rendere feconda l’eredità di questo gigante della fede e dei valori civili, che ha considerato l’educazione e la scuola di tutti e per tutti come strumento fondamentale per l’attuazione della democrazia costituzionale e la Chiesa come “la sua sposa” che dà voce alle speranze degli ultimi.

Alle iniziative promosse dal Comitato se ne affiancheranno, molte altre programmate in autonomia da istituzioni locali, scuole, associazioni culturali.

In allegato il contributo inviato in sede di costituzione del Comitato dalla Uil Scuola Rua.

> IL CONTRIBUTO UIL SCUOLA RUA *
> UN MANIFESTO PER LA SCUOLA APERTA A TUTTI E A TUTTE
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[* N.d.R.> Documentazione/ Link/ Indirizzi presenti nella nota UIL SCUOLA RUA originale e/o disponibili sui siti segnalati **]

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Da/ Fonte/ Titolare»
UIL SCUOLA RUA
Comunicato
09 dicembre 2022


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Estratto

CONTRIBUTO UIL SCUOLARUA
COMITATO NAZIONALE
PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI DON LORENZO MILANI

Stiamo dunque parlando della lezione come di un tempo di scorrimenti di materia da un luogo a un altro, ciascuno con i propri diritti e doveri, cioè con la propria dignità da rispettare, in un equilibrio che facilmente può essere rotto dalla prevaricazione di uno sull’altro.
Gustavo Zagrebelsky

Lo studio può trasformare il destino di una persona. Lo Stato italiano ne riconosce il diritto e ne assume l’impegno alla frequenza, gratuità, laicità. Il nostro sistema scolastico fonda la sua struttura su questo principio, inserito nella Costituzione.

La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Un impegno non formale ma sostanziale, è la Repubblica che si fa carico di renderla attuale.

Il nostro sistema nazionale applica il principio di inclusione e permette l’accesso agli studi a tutti i bambini e ragazzi presenti sul suolo nazionale.

La mancata realizzazione di questo obiettivo è sconfitta collettiva, è perdita di un diritto fondamentale della persona.

Nella scuola dei grandi numeri, l’insuccesso, l’abbandono, la discontinuità, le ripetenze rischiano di apparire come una quota, una percentuale da considerare come inevitabile. Gli studenti però non sono numeri.

L’analisi statistica della dispersione scolastica spesso non riesce a leggere i fenomeni di disagio che ne sono spesso causa. Si sovrappone il risultato (matematico) alle ragioni (sociali, economiche, territoriali) e alle condizioni (familiari, culturali, di apprendimento).

È a queste seconde che bisogna guardare per modificare gli esiti.

Fino a che punto la scuola deve farsi carico dei risvolti sociali nella realizzazione del suo progetto educativo? La stessa domanda si può porre in contesti inversi: fino a che punto le logiche di mercato devono condizionare la didattica e influenzare i contesti scolastici (apparentemente) più avvantaggiati?

Fare scuola è una trasmissione di informazioni e competenze? L’insegnante è un pezzo di un sistema disciplinante o soggetto libero che si inserisce in un circuito scolastico-sociale-familiare con le sue abilità personali e professionali? Quanto l’individuo, la persona, conta ancora nel discorso educativo?

Che i tempi attuali siano caratterizzati da una forte spinta all’autoaffermazione, che la misurazione del successo, la quantificazione delle competenze stiano sempre più entrando nelle classi è dato che non può essere omesso. Proprio per queste ragioni appare indispensabile una ampia rilettura di ciò che può essere considerato successo scolastico e ciò che è solo agonismo.

Appare ugualmente non più rinviabile un ampio coinvolgimento di tutti i soggetti sociali per definire quei supporti che la scuola è bene abbia, per far fronte all’ennesima sfida che le trasformazioni sociali e l’ampliamento dei divari le sottopongono.

È stato il Covid a rendere concretamente evidenti i dati delle ricerche statistiche: il divario Nord-Sud, le differenze tra le aree periferiche e quelle centrali delle grandi metropoli, i piccoli centri di provincia, le aree agricole e montane. La fotografia dell’Italia dei campanili è quella della scuola che si riflette nei limiti mai superati: le differenze di reddito, di infrastrutture, anche digitali, le attrezzature.

È in questo quadro, profondamente diversificato, che i nostri insegnanti hanno lavorato per oltre due anni cercando di eliminare le distanze, sforzandosi di ‘fare lezione’. Tutto il personale della scuola ha cercato modalità nuove per fare scuola.

Massimo Recalcati sostiene che “un’ora di lezione può salvare la vita”.

Un’affermazione tanto vera, quanto da recuperare, che presuppone rispetto, considerazione, alleanza tra società e scuola, tra insegnanti e genitori, tra studenti e mondo reale.

La lezione può diventare il luogo nel quale ‘fidarsi’ degli adulti, aprire il dialogo, comunicare emozioni, fare progetti, lavorare in gruppo. Tutte azioni propedeutiche al superamento dell’abbandono scolastico.

Pedagogia dell’educazione e psicologia applicata all’apprendimento sono i binari entro i quali gli insegnanti possono lavorare per superare il disagio.

L'inclusione prende forma da un cambiamento culturale, parte dalla valorizzazione delle risorse presenti, dalla collaborazione tra persone e ruoli.

La scuola – si legge nell’ultimo rapporto di Save the Children – dovrebbe rappresentare un argine alla crescita delle disuguaglianze, garantendo a tutti i minori le opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità talenti e aspirazioni.

Crisi globali e aumento della povertà assoluta tra i minori (1 milione e 382 mila bambini in Italia) sono aspetti che l’organizzazione interazionale intreccia con il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione che nel nostro Paese si attesta al 12,7% a fronte di una media europea del 9,7%.

L’attuale congiuntura economica, la rigidità dei capitoli di spesa della manovra economica collegate all’aumento dell’inflazione rischiano di azzerare la spesa per l’istruzione degli enti locali e delle famiglie meno abbienti.

A fronte del perdurare di riduzioni e tagli – nascosti nelle pieghe di una flessione della natalità, da leggere invece tutta in prospettiva – le azioni che andrebbero realizzate sono:

- l’adeguamento del numero di alunni per classe per una personalizzazione della didattica;

- l’aumento del tempo pieno, misura per la quale sono previste risorse nel Pnrr;

- la diffusione del servizio mensa, parametro essenziale per assicurare un tempo scuola più ampio;

- messa in sicurezza degli edifici scolastici (certificato agibilità completo)

- creazione di spazi e servizi scolastici adeguati, interventi per i quali possono essere utilizzati i finanziamenti del Next Generation EU.

Sui dati strutturali (quelli per i quali ci sono le maggiori risorse del PNRR) il MIM ha effettuato un monitoraggio statistico ottenendo indicatori su palestre, mense, infrastrutture adeguate.

Sull’assenza di barriere architettoniche e sulle aule informatiche molte scuole non hanno dato risposte: il dato statistico diventa quindi solo una proiezione.

Nemmeno il Ministero riesce, quindi, a determinare con esattezza lo stato delle scuole del Paese.

Un sillogismo, a spanne, però può essere fatto: il successo scolastico è legato alle condizioni socio, economico, culturali delle famiglie di appartenenza: i figli dei laureati completano gli studi.

La condizione di povertà e - specchio dei nostri tempi, il “background migratorio” - sono tra i fattori principali nella disuguaglianza degli apprendimenti.

Sono quasi il 7% le scuole e il 6,6% le classi con una percentuale di alunni stranieri superiore al 30%.

il 18,5% delle scuole non ha alunni stranieri (+0,6%): fenomeno che si spiega con il cambiamento delle sedi di lavoro degli immigrati nelle città, ma anche con il fenomeno del ‘white flight’, della nuova segregazione degli studenti stranieri solo in alcune scuole.

Una sfida globale che riguarda tutti i paesi europei, anche i più virtuosi negli investimenti in istruzione.

E’ il caso della Germania, che anche negli anni più bui delle crisi economiche degli ultimi vent’anni, ha sempre investito in istruzione, che oggi si trova di fronte alla necessità di riorganizzare il suo sistema scolastico aprendo alle persone con disabilità e alle spinte migratorie dovute alle guerre, siriana prima e ucraina oggi.

Appare dunque cruciale cambiare paradigma e considerare la dispersione scolastica nella sua complessità, anche nella sua dimensione di fenomeno che dipende da condizioni esterne alla scuola.

E’ proprio per sostenere le capacità innovative, sperimentali e progettuali delle scuole, e per favorire il massimo utilizzo a buon fine delle risorse del Pnrr, che si dovrebbe guardare a sistemi di reti di scuole, coinvolgendo anche gli attori sociali della comunità.

Ineludibile la riflessione sulle risorse che il nostro Paese destina all’istruzione: 4,3% (con una tendenza in flessione, sulla base delle ultime previsioni di finanza pubblica, che potrebbe arrivare al 3,5%).

Un atto coraggioso sarebbe quello di tenere la scuola fuori dai vincoli di bilancio.

Aumentare la spesa per istruzione al 5% del PIL (livello della media europea) a partire dal 2023 significherebbe rendere disponibili circa 93 miliardi contro i circa 71 stanziati nel 2020.

Le nuove risorse - cifra calcolata sulla base delle stime del PIL per il 2023 dell’Ufficio parlamentare di Bilancio aggiornate ad agosto 2022 -ammonterebbero a 22 miliardi da destinare a tutti i gradi d’istruzione.

Una cifra importante ma non impossibile: praticando la strada degli investimenti in istruzione nella Manovra, riorganizzando i fondi destinati all’offerta formativa (comunali) e all’edilizia scolastica (interministeriali MIM, Mef, Interno), le risorse del Pnrr e quelle del Fondo complementare, le risorse del settennato europeo 2021-2027 (87 miliardi di Fondi strutturali) tra risorse europee e cofinanziamento nazionale e le risorse nazionali del Fondo Sviluppo e Coesione (72 miliardi) legate alla programmazione dei fondi europei.

Roma, 05 dicembre 2022



Fonte dei dati, informazioni, procedure e documenti sono reperibili presso siti web/portali, esterni, ai link **»

UIL SCUOLA RUA
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